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Urban Thinkers Campus 2020

04 Febbraio 2020

Urban Thinkers Campus 2020

Urban Thinkers Campus Rigenerazione urbana, green finance e misurazione dello sviluppo sostenibile

4 febbraio 2020
Lanterna di Fuksas – in via Tomacelli 157 – Roma

TAVOLA ROTONDA: SUSTAINABLE DEVELOPMENT GOALS (SDGS) E LA REAL ESTATE COMMUNITY (*)
14.00 – 15.00

Pietro G. Bembo – Presidente COBATY Italia
Angelo Donato Berloco – Presidente E-Valuation’s
Enrico Campagnoli – Presidente IsIVI
Federico Filippo Oriana – Presidente Nazionale ASPESI
Alessandro Ponti – Presidente Harley & Dikkinson
Santino Taverna – Presidente FIMAA

COBATY ITALIA
Cobaty è una associazione culturale interprofessionale per le costruzioni l’urbanistica e l’ambiente, per sua natura indipendente.
Cobaty (Cooperation dans le batir – cooperare nel costruire) è una delle prime associazioni trasversali della filiera delle costruzioni, che risale all’immediato dopoguerra partendo dalla Francia e nel 1959 avviene la sua fondazione formale. Il concetto è molto semplice: riunire persone che fanno in definitiva lo stesso mestiere del costruire, in un ambito
selezionato per la qualità dell’etica professionale e personale, allo scopo di consentire una maggiore comprensione del lavoro, delle problematiche ed uno scambio di esperienze che porta ad una consistente crescita professionale. Cobaty ha sempre inteso proporre un nuovo ruolo associativo. Essendo interprofessionale non può difendere un interesse specifico, ma persegue piuttosto una visione globale. Grazie alla sua indipendenza si pone come interlocutore verso gli operatori pubblici e privati del settore per offrire un confronto, esperienza, contributi e pareri basati sulla professionalità nei temi più delicati. Cobaty è precursore di un approccio che intende uscire dal particolarismo disettore per affrontare gli argomenti in modo organico. Cobaty come insieme di diverse professionalità ha un grande tesoro di esperienza, dati, progetti, proposte da offrire.

In linea con la prospettiva della nostra associazione esprimiamo in questo contesto l’esigenza che si possa approcciare il tema della rigenerazione del patrimonio immobiliare nel contesto degli obiettivi dell’Agenda 2030 e del Green New Deal EU (GND) e quindisia, prima di una mera occasione per operazioni sul patrimonio immobiliare, l’espressione di una nuova cultura che sia capace di approcciare il finanziamento, la progettazione e la realizzazione di interventi di rigenerazione in un modo nuovo del quale Cobaty intende e
può essere interprete.

Riteniamo e vorremmo che si possa condividere l’idea che per approcciare le sfide per un corretto e sostenibile sviluppo urbano è necessario coniugare le nuove opportunità date dalla tecnologia, dai nuovi materiali e dalla consapevolezza del ruolo sociale delle scelte urbanistiche, così come prendere atto delle effettive possibilità dei vari interlocutori di assolvere ai propri ruoli.

Interpretare la rigenerazione solo come nuova opportunità di investimento e di sviluppo sarebbe oggi riduttivo. E’ necessario determinare l’effettiva dimensione sostenibile in base alle risorse, alle esigenze ed alla capacità della città di organizzarsi e mantenere una efficace coesione sociale. Questi i presupposti per garantire un nuovo sviluppo sostenibile, come il ritorno degli investimenti, due obiettivi strettamente legati. La rigenerazione come riuso delle parti abbandonate o senza pregio della città corrisponde agli imperativi della nuova economia circolare, ma è necessario definire le misure sostenibili di ogni città, delle città attuali e di quelle in previsione, inquadrando questi temi anche in una scala più ampia come la città metropolitana o regionale, tenendo conto dei costi e delle opportunità per interconnettere le realtà urbane e quelle regionali e non solo a livello di connessione logistica, ma anche sociale, comunicativa, commerciale ed industriale. Lo sviluppo sostenibile non può essere di singole città o di singole aree, ma va integrato con una visione di
sviluppo industriale/artigianale, commerciale e sociale il tutto secondo modalità di coordinamento e di creazione di aree omogenee facendo attenzione alla gestione degli spostamenti: eccessivi flussi di migrazione sono motivo di impoverimento di realtà urbane limitrofe e l’eccessiva concentrazione in centri urbani non organizzati, crea effetti perversi.

E’ quindi fondamentale che al centro di ognisviluppo urbano, ora dirigenerazione resti comunque la persona, come essere sociale e consapevole.

Altro aspetto fondamentale è la revisione dei ruoli degli operatori nel processo della rigenerazione. Oggi esiste un disequilibrio di forze e conoscenze tra la pubblica amministrazione, l’investitore, lo sviluppatore, il team progettuale, il team industriale e l’utente finale. Nella prospettiva di un maggiore afflusso di disponibilità economica finanziaria, è quanto mai urgente un riequilibrio a garanzia della centralità dell’utente finale per un abitare di qualità, in una città di qualità e non in base a consumi indotti da tipologie abitative tecnologiche, che presuppongono un continuo e necessario consumo di servizi.

Il primo presupposto è garantire uno scambio di informazioni. Da una parte è importante garantire un continuo aggiornamento della PA sulle innovative soluzioni costruttive, progettuali come sui possibili standard di qualità ottenibili, per contro è importante per gli investitori ricevere e conoscere informazioni che la PA detiene come la visuale dello sviluppo cittadino/metropolitano/reginale, o come la consistenza e la qualità del tessuto sociale e occupativo delle realtà di riferimento. Non è pensabile che vi possa essere sviluppo sostenibile senza un dialogo preventivo, rispetto alla fase della realizzazione, tra investitori, PA, imprenditori, progettisti ed utenti.

La conseguenza o il rischio sarebbe quello di vedere applicati sulle nostre città scelte progettuali astratte, qualità dell’abitare teorica elaborata sulla misura di altre realtà, in ottica di branding del costruire a tutto discapito delle esigenze effettive dei singoli cittadini, costretti a subire scelte abitative decise altrove.

Per contro la progettazione urbanistica e quella edilizia di oggi, risponde a logiche che vanno ben oltre quelle della migliore tecnica progettuale, perché conosce delle logiche economico finanziarie, tiene conto dei rapporti tra l’abitare e la salute, delle valutazioni della opportuna crescita urbana, delle migliori soluzioni tecniche, tecnologiche ed industriali, tiene conto dell’invecchiamento della popolazione e dei cambiamenti climatici e delle esigenze di un ambito di popolazione di riferimento.

Nella complessità odierna del costruire il progettista è tornato ad essere il depositario delle conoscenze utili alla corretta programmazione, al corretto investimento ed alla corretta realizzazione dell’abitare. Per contro la PA ha perso competenze, come è facile che succeda che l’investitore odierno ricco di disponibilità economica potrebbe non sempre essere illuminato e veramente green e sostenibile. L’immediato coinvolgimento del progettista sin dalla programmazione è quindi la garanzia di una immediata rappresentazione delle soluzioni possibili in base alle quali operare le successive scelte e la effettiva garanzia per evitare sprechi e speculazioni e rendere efficiente il costruire nell’ottica degli obiettivi di sostenibilità. Dove la sostenibilità non è disciplina a sé stante, ma ha una natura trasversale, inter e transdisciplinare, che corrisponde esattamente alla tipologia del professionista progettista, che come tale si pone come interprete privilegiato nella generazione della nuova necessaria consapevolezza che devono avere i professionisti di oggi.

Per contro il progettista odierno non è più il singolo professionista, ma una organizzazione complessa ed interprofessionale capace di garantire l’aggiornamento e la professionalità continua, per la continua concorrenza del mercato in cui opera.

Cobaty propone il ritorno della centralità del progettista e del professionista nella nuova accezione come necessario interlocutore per assistere la PA nella programmazione, così come delegato a gestire le fasi endoprocedimentali della programmazione urbanistica/edilizia e della verifica delle proposte di investimento, oltre per la gestione dei procedimenti partecipativi quanto mai necessari. A maggiore ragione si ritiene fondamentale il ruolo di associazioni interprofessionali come Cobaty per un supporto a conoscere le realtà professionali della progettazione.

Pietro G. Bembo